
Scritto da dott. Antonio Soverina
L’alopecia androgenetica è una condizione morbosa cronica caratterizzata dalla progressiva superficializzazione, depigmentazione e miniaturizzazione dei follicoli dei capelli che esita nella totale atrofia degli stessi.Il nome è stato coniato da Ludwig, dermatologo tedesco, che la definì “androgenetica” dai principali fattori patogenetici della malattia: gli ormoni androgeni e l’ereditarietà.
L’alopecia androgenetica, infatti, viene indotta dall’azione degli ormoni androgeni su soggetti geneticamente predisposti. La predisposizione genetica si identifica nel corredo enzimatico follicolare deputato alla captazione e conversione degli androgeni, in particolare la citocromo P450-aromatasi, la 3ß HSD, la 17ß HSD, il recettore citosolico degli androgeni e soprattutto l’enzima 5a-reduttasi.
La teoria di Ludwig è avvalorata dall’osservazione che gli eunuchi, in cui il Testosterone è assente, non diventano mai calvi e negli pseudoermafroditi, in cui è assente la 5a-reduttasi, si produce solo un semplice arretramento della linea frontale nel periodo postpuberale. L’alopecia androgenetica si presenta clinicamente in modo diverso nei due sessi. Nell’uomo insorge dopo la pubertà e si manifesta con un arretramento della linea frontale e lo sviluppo di un’area diradata a livello del vertice. Nella donna ha un esordio più tardivo, una progressione molto più lenta e si presenta con un diradamento ovalare diffuso nell’area centrale del cuoio capelluto subito dietro una frangia frontale. La conservazione dell’attaccatura frontale è un’altra differenza fenotipica nei due sessi.
Queste differenti presentazioni cliniche nei pattern maschile e femminile possono essere spiegate con i differenti livelli e localizzazioni dei recettori e degli enzimi convertitori ormonali presenti sul cuoio capelluto di uomini e donne. Il paziente che si accorge di andare incontro a calvizie, dovrebbe iniziare a curare i propri capelli precocemente, quando ancora sono presenti. La terapia medica mira infatti a conservare i capelli ancora presenti sul cuoio capelluto anche se un parziale recupero è possibile in molti casi.
Il primo passo verso il successo terapeutico è una visita medica accurata che permetta di giungere ad una precisa diagnosi. Questo, anche se apparentemente potrebbe sembrare semplice, in realtà richiede delle valutazioni specifiche e non è raro pensare di trovarsi davanti ad una alopecia androgenetica e concludere la visita con una diagnosi completamente differente. La terapia è lunga e sarà impostata con il supporto della visita tricologica, una foto ed esami periodici per valutarne l’efficacia e monitorare il paziente.
Il gold standard nel trattamento dell’alopecia androgenetica è rappresentato da due molecole: Finasteride e Minoxidil. La prima è utilizzata nella terapia dell’ipertrofia prostatica, agisce inibendo la 5a-reduttasi e si assume per via orale. La seconda viene utilizzata come vasodilatatore nell’ipertensione arteriosa, non è attualmente noto il meccanismo d’azione nella terapia della calvizie e si applica sul cuoio capelluto sotto forma di lozioni. Se adeguatamente prescritti, dopo una completa valutazione fisica e psichica del paziente, questi sono farmaci assolutamente sicuri con effetti collaterali quasi nulli e comunque tranquillamente gestibili. In realtà l’armamentario terapeutico di cui oggi disponiamo è molto più ampio comprendendo numerose altre molecole e metodiche che vanno scelte e utilizzate a seconda della condizione clinica e della compliance del paziente, fattore spesso limitante.
Ma cosa ci si deve aspettare da una terapia medica ben condotta e tempestivamente instaurata?
L’obiettivo è un notevole rallentamento della perdita dei capelli anche se è ormai opinione diffusa che la caduta possa essere arrestata e addirittura invertita con una ricrescita talora anche importante.
Dott. Antonio Soverina
Scienze Tricologiche Mediche e Chirurgiche
Medicina Estetica ed Anti-Age
www.tricologiamedicochirurgica.com