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La prevalenza dell’obesità è in progressivo aumento a livello mondiale, mentre nelle regioni più povere persiste il sottopeso

Scritto da  Dott. Domenico Centofanti

 

Andamento dell’indice di massa corporea nella popolazione adulta di 200 paesi dal 1975 al 2014: analisi aggregata di 1698 studi con un totale di 19,2 milioni di partecipanti

NCD Risk Factor Collaboration (NCD-RisC). Lancet 2016; 387: 1377-1390

 

L’obesità e il sottopeso si associano entrambi a un alto rischio di morbidità e mortalità.[1-5] Un elevato indice di massa corporea (body mass index, BMI) è un importante fattore di rischio per varie patologie, tra cui le malattie cardiovascolari e il diabete.[1-4] La preoccupazione per l’impatto di un BMI in costante crescita sulla salute e sui costi della sanità a livello mondiale ha portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a includere l’obesità tra i bersagli da combattere nella lotta alle malattie non trasmissibili, e a proporre l’ambizioso obiettivo di rallentare, entro il 2025, l’aumento della prevalenza dell’obesità riportandolo ai livelli del 2010.[6,7]

L’interessante studio della NCD Risk Factor Collaboration (NCD-RisC), i cui risultati sono stati pubblicati su Lancetnel numero del 2 aprile 2016, ha valutato l’andamento dal 1975 al 2014 del BMI medio e della prevalenza di sette categorie di BMI, sulla base dell’analisi aggregata di 1698 studi di popolazione che sono stati condotti in 200 paesi e che hanno misurato l’altezza e il peso di complessivamente 19,2 milioni di adulti (9,9 milioni di uomini e 9,3 milioni di donne). Le categorie di BMI considerate erano: BMI < 18,5 kg/m2 (che equivale a una condizione di sottopeso), da 18.5 a < 20 kg/m2, da 20 a < 25 kg/m2, da 25 a < 30 kg/m2, da 30 a < 35 kg/m2(obesità), da 35 a < 40 kg/m2 (obesità grave), e ≥ 40 kg/m2 (obesità patologica). Lo studio della NCD-RisC ha inoltre stimato la probabilità di raggiungere l’obiettivo proposto dall’OMS, ossia il rallentamento della crescita del BMI ai livelli del 2010, entro il 2025. Questo studio si distingue dalle precedenti indagini sull’andamento del BMI nella popolazione mondiale per il fatto di analizzare, per la prima volta, il trend di categorie di BMI di enorme rilievo clinico e sanitario come il sottopeso e l’obesità grave e patologica, in un arco di tempo che copre quattro decenni.

Dallo studio emerge che il BMI medio globale, standardizzato per l’età, è aumentato da 21,7 kg/m2 nel 1975 a 24,2 kg/m2 nel 2014 negli uomini, e da 22,1 kg/m2 nel 1975 a 24,4 kg/m2 nel 2014 nelle donne. Nella popolazione maschile, l’aumento più cospicuo del BMI medio si è osservato negli uomini dei paesi di lingua inglese, ad alto reddito (1,00 kg/m2 per decade); nella popolazione femminile, nelle donne dell’America Latina centrale (1,27 kg/m2 per decade). Nel corso dei 40 anni considerati, la prevalenza globale del sottopeso, standardizzata per l’età, è diminuita dal 13,8% all’8,8% negli uomini e dal 14,6% al 9,7% nelle donne. La regione con la più elevata prevalenza di sottopeso nel 2014 è risultata essere l’Asia meridionale (23,4% negli uomini e 24,0% nelle donne). La prevalenza dell’obesità, standardizzata per l’età, è aumentata dal 3,2% nel 1975 al 10,8% nel 2014 negli uomini e dal 6,4% al 14,9% nelle donne. Quindi, in entrambi i sessi, la prevalenza dell’obesità è aumentata in maniera decisamente più marcata di quanto sia calata la prevalenza del sottopeso. Nel 2014, il 2,3% della popolazione mondiale maschile, e il 5,0% di quella femminile, è risultato essere gravemente obeso (BMI ≥ 35 kg/m2), mentre lo 0,6% degli uomini e l’1,6% delle donne era affetto da obesità patologica (BMI ≥ 40 kg/m2) .

Per quanto riguarda il nostro paese, lo studio rivela che nel 1975 l’Italia si classificava tra i primi dieci paesi con il maggior numero di persone obese e gravemente obese. Nel 2014, la posizione dell’Italia in questa classifica è migliorata, se così si può dire, per l’entrata ai primi posti di Cina, India, Brasile e Messico. Con 5,8 milioni di uomini obesi (2,2% della popolazione mondiale obesa) e 6,7 milioni di donne obese (1,8%), l’Italia è risultata il nono e il quattordicesimo paese per presenza di persone obese, nel 2014. I numeri riguardanti l’obesità grave nel 2014 vedono l’Italia al dodicesimo e al quindicesimo posto, rispettivamente, per gli uomini (1,0 milioni di obesi gravi, 1,8% della popolazione mondiale gravemente obesa) e per le donne (2,2 milioni, 1,7%).

Lo studio della NCD-RisC ha inoltre stimato che la probabilità di raggiungere entro il 2025 gli obiettivi stabiliti dall’OMS per rallentare l’epidemia di obesità sia praticamente nulla. Se da un lato, a partire dal 2000 il BMI è aumentato meno rapidamente nei paesi a medio e alto reddito, che hanno avviato campagne contro l’obesità, in altri paesi il BMI è aumentato più rapidamente. Quindi, a livello globale, l’aumento del BMI non ha subito un rallentamento. Se tale andamento persiste, nel 2025 la prevalenza dell’obesità a livello mondiale raggiungerà il 18% negli uomini e supererà il 21% nelle donne e la prevalenza dell’obesità grave supererà il 6% e il 9%, rispettivamente. Infine, sempre secondo la NCD-RisC, questi dati non devono distogliere dal fatto, altrettanto preoccupante, che il sottopeso continua a persistere in alcuni paesi.

Bibliografia

  1. Berrington de Gonzalez A, Hartge P, Cerhan JR, et al. Body-mass index and mortality among 1.46 million white adults. N Engl J Med 2010; 363: 2211–19.
  2. Zheng W, McLerran DF, Rolland B, et al. Association between body-mass index and risk of death in more than 1 million Asians. N Engl J Med 2011; 364: 719–29.
  3. Prospective Studies Collaboration. Body-mass index and cause-specific mortality in 900 000 adults: collaborative analyses of 57 prospective studies. Lancet 2009; 373: 1083–96.
  4. The Global Burden of Metabolic Risk Factors for Chronic Diseases Collaboration (BMI Mediated Effects). Metabolic mediators of the effects of body-mass index, overweight, and obesity on coronary heart disease and stroke: a pooled analysis of 97 prospective cohorts with 1·8 million participants. Lancet 2014; 383: 970–83.
  5. Black RE, Victora CG, Walker SP, et al. Maternal and child undernutrition and overweight in low-income and middle-income countries. Lancet 2013; 382: 427–51.
  6. WHO. Global action plan for the prevention and control of noncommunicable diseases 2013–2020. Geneva, Switzerland: World Health Organization, 2013.
  7. Kontis V, Mathers CD, Rehm J, et al. Contribution of six risk factors to achieving the 25 × 25 non-communicable disease mortality reduction target: a modelling study. Lancet 2014; 384: 427–37.

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