Siamo sempre più immersi in un mondo in cui la bellezza è spettacolarizzata, mercificata, massificata. La fame di bellezza del mondo attuale, non è mai stata così intensa come nell’ultimo millennio. L’essere si risolve esclusivamente nell’apparire. A volte però, tutto ciò porta ad una visione distorta del proprio aspetto esteriore, causata da una eccessiva preoccupazione della propria immagine corporea.
Parliamo in questo caso di DISMORFOFOBIA o DISTURBO DA DISMORFISMO CORPOREO. Chi è affetto da questo disturbo, ha dunque una percezione alterata di sé in cui l’ossessione per un difetto inesistente o minimo, domina la vita della persona, diventando spesso incontrollabile. Talvolta questi soggetti tendono ad avere una cura eccessiva del proprio corpo ricorrendo a chirurgia, trattamenti estetici o ad intensa attività fisica, altre volte invece provano un senso di vergogna tale da farli nascondere sotto abiti informi.
Questa patologia è spesso in comorbidità con altri disturbi mentali come:
- Disturbo depressivo maggiore;
- Disturbi ad uso di sostanze;
- Disturbo ossessivo compulsivo;
- Fobia sociale;
- Disturbi del comportamento alimentare;
- Disturbi di personalità.
Gli aspetti psicologici in medicina estetica sono stati spesso sottovalutati, sebbene la Società Italiana di Medicina Estetica –SIME sempre ha avuto grande attenzione alla corretta selezione del paziente, ribadendo quanto questo aspetto sia assolutamente importante anche ai fini di un risultato soddisfacente.
È infatti decisamente indispensabile che, prima di qualunque intervento o trattamento, si effettui una attenta valutazione della condizione psicologica del paziente. Quest’ultima, può essere fatta analizzando il comportamento generale e la personalità del soggetto oltre chiaramente alle motivazioni che lo hanno spinto a sottoporsi al trattamento o intervento.
Le prime impressioni di un medico estetico nell’ambito di una valutazione di un paziente, sono spesso utili per l’idoneità ad un certo tipo di trattamento. Ecco perché ad una prima visita in linea generale si dovrebbe cercare di far stare il paziente a proprio agio, in un contesto comodo e rilassante. Bisognerebbe altresì fare una anamnesi attenta e accurata che tenga conto della vita attuale del paziente che spesso è correlata alla sua condizione psicologica. Bisognerebbe infine spiegare con accuratezza il risultato previsto, che deve essere realistico e raggiungibile senza dare false aspettative.
Purtroppo arrivare ad una diagnosi di dismorfofobia non è semplice. Un professionista serio ed eticamente corretto, resiste alla tentazione del “facile guadagno” con integrità e capacità di contemplare anche un non semplice ma necessario “NO”, cosa sempre ribadita dalla SIME.
Spesso accade che i soggetti affetti da dismorfofobia chiedano aiuto a specialisti diversi da quelli che si occupano di salute mentale. Questo a discapito di decorso e prognosi, che risulteranno influenzati da una tarda valutazione psicologica o psichiatrica.
Sarebbe quindi auspicabile prima di intraprendere un qualsiasi intervento medico-chirurgico a finalità estetiche, una consulenza specialistica per i pazienti con anamnesi positiva per patologie psichiatriche e in attuale trattamento psicofarmacologico. Va comunque considerato che non è semplice cogliere gli aspetti di questo disturbo.
Dott.ssa Elena Vescovi
Socio SIME Abruzzo